Dialogo di una crisi comprensibile. Per chi la vuole capire, ovviamente

L’affermazione più comune negli interventi di ieri alla Camera – sia del premier che degli esponenti di maggioranza – era “questa crisi e’ incomprensibile e non c’era motivo per aprirla”.

Qualche giorno fa (https://www.luigimarattin.it/2021/01/14/le-ragioni-di-una-scelta-senza-rimpianti-ma-una-strada-per-andare-avanti/) avevo già provato ad argomentare un punto di vista.

Permettetemi di riprovarci.

1) I DUE ANNI CHE SI SEPARANO DALLA FINE DELLA LEGISLATURA SARANNO DUE ANNI “QUALUNQUE”?

No. Saranno i più cruciali della storia della Repubblica.

2) COME SEI ESAGERATO. PERCHÉ?

Per due motivi:

a) Entro il 2023 dobbiamo “impegnare” ( = fare tutto tranne la fase finale del pagamento) i 209 miliardi del Next Generation Eu, per cui il piano completo – approvabile dalla Ue – deve essere presentato tra circa 90 giorni.

Si tratta della mole di risorse più imponente che qualsiasi classe dirigente della Repubblica si sia mai trovata a dover gestire, e in così poco tempo.

b) Nel 2023 l’emergenza causata dal Covid sarà un ricordo, è probabile anche che avremo recuperato i 9 punti di Pil persi nel 2020.

Il nostro debito pubblico sarà intorno al 160% del Pil, circa 30 punti più alto rispetto al pre-Covid (e 60 rispetto a 20 anni fa). Se dovessimo riprendere la velocità di marcia (=tasso di crescita del Pil) che abbiamo avuto in media negli ultimi 20 anni – 0,4%, il più basso del mondo – la traiettoria del nostro rapporto debito/Pil continuerebbe a salire.

E partendo da un livello così elevato, significa che presto raggiungerà i livelli oltre i quali nessuno sarà più disposto a prestare i soldi ad un paese che non crea abbastanza ricchezza per sostenerlo, soprattutto quando la Bce interromperà il suo intervento straordinario e anche il suo costo di rifinanziamento riprenderà a salire.

Come conseguenza, il paese si troverà in breve tempo in guai estremamente seri. Qualche mese fa ho provato qui (https://www.luigimarattin.it/2020/10/30/le-parole-che-non-ti-ho-mai-detto/) a spiegare in dettaglio, numeri alla mano.

3) COME POSSIAMO EVITARE QUESTO SECONDO RISCHIO?

Matematicamente, solo in due modi:

a) Con continue e pesanti manovre di finanza pubblica dal 2023 in poi, che nessun partito è in grado di promettere e probabilmente nemmeno di fare.

b) Mettendo in campo ORA – sfruttando il Next Generation Eu ma non solo – quelle scelte politiche ed economiche che siano in grado di creare le condizioni affinché dal 2023 in poi l’Italia assuma una velocità di marcia molto superiore a quella che è stata in grado di tenere in media negli ultimi decenni. Vale a dire, avere come obiettivo unico avere un tasso di crescita del Pil sostenuto per tutto questo decennio.

Questo significa affrontare (avendoli prima identificati con consapevolezza) tutti i nodi strutturali che hanno dato all’Italia il poco invidiabile primato di economia cresciuta di meno al mondo dall’inizio del millennio.

4) QUALI SAREBBERO QUESTE SCELTE?

È perfettamente inutile che ti faccia l’elenco. Sono tutti bravi a elencare i punti, ormai li conosciamo a memoria: sono 20 anni che ogni politico ne parla. Il tempo delle chiacchiere è finito.

5) E ALLORA?

Allora il tutto si riduce a comprendere se l’attuale assetto politico:

a) Abbia compreso il livello della sfida che abbiamo di fronte e sia pronto ad adeguarvi i propri comportamenti

b) esprima attualmente un governo all’altezza di quella sfida

6) VOI CHE RISPONDETE?

Un sonoro “no” a entrambe le domande.

La classe politica sta vivendo questo momento come l’ennesima occasione per far girare il vento del consenso dalla propria parte. Lo ha dimostrato il dibattito di ieri alla Camera.

Questi 16 mesi di governo Conte-bis (per il merito delle scelte compiute e metodo di lavoro) non si sono dimostrati adeguati al compito che ci aspetta. Ancora una volta, il perché ho provato a spiegarlo in dettaglio nel primo link richiamato.

7) MI FAI SOLO UN ESEMPIO?

Un governo che fa – con fanfare e tappi di spumante che saltano – con prestiti molto condizionati (il Recovery Fund) quello che non vuole assolutamente fare con prestiti Ue non condizionati (la piena pandemica del Mes) senza nemmeno preoccuparsi di spiegare il perché ma ripetendo slogan e falsità, non è adatto a gestire quello che ci aspetta.

Indipendentemente da come andrà a finire col Mes, eh. Anche se ormai non si dovesse mai prendere, il sentirmi ripetere “no perché no, e basta” su una questione così importante non penso di riuscire mai a dimenticarmelo.

8 ) NELLA GESTIONE DI QUESTA CRISI E NELLE FASI PRECEDENTI , TUTTI I PROTAGONISTI SI SONO COMPORTATI AL MEGLIO?

No.

9) SOLO DA UNA PARTE?

No.

10) DOPO IL VOTO DI FIDUCIA IN SENATO DI OGGI, SE NON SI RAGGIUNGESSE QUOTA 161 ABBIAMO TEMPO DI ASPETTARE CHE LA SITUAZIONE SI RISOLVA DA SOLA?

No. Non ce n’è il tempo. Il Recovery Plan va presentato tra 90 giorni, e c’è ancora un sacco di lavoro da farci sopra.

11) E ALLORA COME SE NE ESCE?

Rendersi pienamente conto della situazione – da parte di tutti – sarebbe già un passo da gigante.

Per il resto, nel caso non si fosse ancora capito, è il tempo delle scelte.

E ogni scelta implica l’abbandono di ogni altra possibile alternativa (Paolo Maurensing, ne “La variante di Lunenburg).

Concetto difficile, in un paese che in fondo non ha mai saputo scegliere davvero, preferendo farsi trasportare dal contesto internazionale (nella Prima repubblica) e dagli eventi quando non dal caso (nella – cosiddetta – Seconda Repubblica).

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