POPULISMI E BANCHE CENTRALI

Tutti i politici populisti del mondo, anche in Italia, hanno sempre attaccato le banche centrali.

L’attacco di Trump al governatore della Fed Jerome Powell è senza precedenti per toni e intensità: ma molti ricorderanno attacchi non troppo dissimili (da mezzo governo italiano) a Christine Lagarde nei mesi in cui la BCE ha dovuto alzare i tassi per combattere l’inflazione.

Perché per i populisti la soluzione ai problemi economici è semplice: deficit di bilancio illimitati, e stampa di moneta illimitata (e/o tassi di interesse sempre a zero).

Ma questa è esattamente la ricetta che ha sempre portato i paesi a fallire: o per troppo debito pubblico, o per troppa inflazione (e spesso per entrambe le cose).

Nei decenni scorsi – quando le economie occidentali erano spesso devastate dall’inflazione – si è capito che la politica monetaria era una cosa troppo seria per essere lasciata in mano ai politici e alla loro ansia di “tutto e subito, e gratis”.

E così le banche centrali sono state rese indipendenti dal potere politico: sono guidate da banchieri centrali che hanno, principalmente, il compito di tenere l’inflazione sotto controllo. Indipendentemente dalle pressioni dei governi e dei parlamenti.

La politica fiscale non può avere lo stesso destino, perché il potere di prelevare risorse dal reddito dei cittadini e utilizzarle per il bene comune è il fondamento del contratto sociale e politico, e non può quindi essere tolto dalle mani dei rappresentanti del popolo.

E infatti da allora la smania di “tutto e subito, e gratis” è stata scaricata sulla politica fiscale: i debiti pubblici sono esplosi dappertutto.

Per fortuna esiste il mercato come meccanismo limitante: quando i debiti diventano insostenibili, i risparmiatori smettono di comprarli, per paura che non verranno mai restituiti e che quindi perderanno i loro risparmi investiti.

E allora i politici che stanno facendo politiche insostenibili tornano sui propri passi: è accaduto recentemente con la Gran Bretagna di Liz Truss, che aveva proposto un taglio di tasse finanziato quasi interamente a debito. E chissà, forse pure due settimane fa con i dazi di Trump.

Ecco perché tutti i populisti del mondo ce l’hanno sempre con le banche centrali e con il mercato.

Perché per loro tutto ciò che ostacola la loro narrazione “tutto, subito e gratis” è un nemico da combattere.

Ma mentre il mercato è più difficile da combattere, è invece molto più facile prendersela con i “tecnocrati” delle banche centrali.

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