Marattin: “Meno tasse sui ceti medi? Solo tagliando la spesa pubblica”

la mia intervista con il Corriere della Sera del 16 marzo 2024

“Intanto, per essere credibile, Leo dovrebbe spiegare perché quest’anno ha tolto proprio a coloro con un imponibile superiore a 50mila euro 260 euro di detrazioni, azzerando così per il ceto medio il beneficio della riforma Irpef”. 

Luigi Marattin (Italia Viva), già relatore nella precedente legislatura del progetto di riforma fiscale, è scettico sull’annuncio del viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che dal 2025 il governo taglierà le tasse su chi ha un reddito oltre 50mila euro.

Non ci crede perché ora Iv è all’opposizione? 

«No – risponde Marattin – tanto è vero che noi il disegno di legge delega per la riforma del fisco presentato da questo governo lo abbiamo votato, perché riteniamo che non sia distante da quello che avevo messo a punto nel 2021. Ma dobbiamo prendere atto che, finora, su 10 decreti attuativi della delega, parte dei quali condivisibili, il governo è riuscito ad approvarne solo uno di taglio delle tasse, quello appunto che ha ridotto a tre le aliquote Irpef e che, tra l’altro, come certificato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, vale in media appena 14,5 euro di tasse in meno al mese. Poca cosa, insomma. E per di più solo nel 2024. Manca cioè la copertura strutturale, così come sul taglio del cuneo fiscale». 

Questo significa, aggiunge Marattin, che prima ancora di trovare le risorse per finanziare la riduzione del prelievo sul ceto medio promessa da Leo, il governo dovrà trovare una quindicina di miliardi per garantire che gli attuali tagli dell’Irpef e del cuneo sui redditi medio-bassi continuino anche nel 2025.

Non solo. Dire, come fa il viceministro dell’Economia, che nuove risorse arriveranno dal concordato preventivo biennale per le partite Iva e i lavoratori autonomi è anche questo poco credibile, secondo Marattin: 

«Il concordato lo abbiamo votato anche questo perché la maggiore evasione dell’Irpef avviene proprio nel lavoro autonomo e quindi qualcosa bisogna mettere in campo. Ma è il governo stesso che nella relazione tecnica ha scritto che il gettito atteso da questa operazione è pari a zero. Infatti: se la proposta di tasse da pagare nel biennio che verrà fatta al contribuente sarà troppo alta, nessuno aderirà. Se sarà troppo bassa, si incasserà poco o nulla. Insomma, è inutile farsi illusioni». 

E allora dove si potrebbero trovare i soldi? L’esponente di Italia viva non ha dubbi: 

Tagliando la spesa pubblica. Dal 1995 a oggi la spesa per acquisti della pubblica amministrazione, al netto dell’inflazione, è raddoppiata, crescendo 4 volte e mezzo più del Pil. Anche dopo il Covid la spesa è aumentata. Bisogna intervenire non dico per farla scendere ma almeno per evitare che salga ancora”. 

Del resto, continua Marattin, «è quello che ci si aspetterebbe dal centrodestra. Invece non solo non hanno tagliato ancora le tasse sul ceto medio, ma non riescono neppure a riportare sotto controllo la spesa».

Quanto alla linea della mano tesa ai contribuenti, Italia viva è d’accordo. Rottamazioni (del resto iniziate sotto il governo Renzi), riduzione delle sanzioni, aumento della rateizzazione «vanno bene, ma non bastano. Servono due misure in più: c’è un disegno di legge a mia firma che dice che ogni euro recuperato in maniera strutturale dal miglioramento del tax gap, deve essere obbligatoriamente destinato a ridurre le tasse. Adesso è una facoltà. Significa che se dal 2016 al 2020 l’evasione è scesa da 106 a 86 miliardi annui, come certificato dal governo, ci sono 14 miliardi per tagliare le tasse. Inoltre, è necessario dotare il fisco di strumenti efficaci di riscossione». 

Marattin rilancia così la proposta che, sulle cartelle non contestate e non pagate, il fisco possa rendere più veloce la riscossione attingendo al conto corrente del debitore: “Possibilità già prevista nel testo della legge delega, ma che la deriva populista impedisce di realizzare”.

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