VOLA, LA NOTTE VOLA. ALL’OMBRA DI UN DESTINO.

E anche stavolta, stesso copione degli ultimi anni.

Le forze politiche hanno presentato gli emendamenti al Dl Milleproroghe (già la stessa esistenza di un provvedimento del genere, in un paese normale, dovrebbe far riflettere) 25 giorni fa.

Per 24 giorni non si è fatto praticamente nulla. Il governo e la maggioranza non hanno “dato i pareri” (cioè detto se per loro potevano essere approvati o no), non si è proceduto a votare nemmeno un emendamento. Il tempo è passato continuando a chiedere alle forze politiche di ridurre il numero di emendamenti che si voleva realmente discutere: prima i “segnalati”, poi i “super -segnalati”, poi gli “iper-segnalati”. Ma i pareri non arrivavano su nulla, e quindi nei fatti si perdeva solo tempo.

Ieri mattina la Commissione ha iniziato alle 9.30 e – con una sola sospensione per consentire i lavori d’aula – ha interrotto i lavori questa mattina molto presto (senza neanche finire, visto che è stata riconvocata per un’ultima seduta alle 12.30 stamani).

Tutti gli emendamenti approvati lo sono stati nel cuore della notte: tra riformulazioni ( = nuove riscritture dell’emendamento) che arrivavano di corsa, risse tra deputati, confusione totale, nervi che saltano a maggioranza e opposizione.

Ed è normale che in un casino del genere vengano poi approvati provvedimenti senza la necessaria copertura (che la Ragioneria poi, nei giorni seguenti, “rimanda in commissione” per le necessarie modifiche) o norme che non c’entrano un piffero con il contenuto del decreto, i cui contenuti devono essere omogenei (secondo quanto detta la nostra Costituzione, che però in questa occasione – come in altre – per tutti cessa evidentemente di essere “la più bella del mondo” e “da difendere ad ogni costo”).

Lascio agli amici giornalisti, ad esempio, il divertente compito di scovare che genere di norme creative siano state approvate stanotte (come la possibilità per i comuni calabresi di assumere i disoccupati in mobilità per lavori di 18 ore settimanali).

Succede così. Da anni. Con più o meno intensità (la follia di una conduzione così caotica e sconclusionata si era vista solo durante l’indimenticabile governo Lega-M5S nel 2018-2019). Perché ad essere ormai irrimediabilmente rotta è la macchina del processo di formazione delle leggi, indipendentemente dal “pilota” che temporaneamente la guida.

Ma a tutti in fondo va bene così. Perché nel suk notturno, ogni partito ottiene quasi sempre qualcosa. E anzi, ottenerlo in questo modo gli consente di non dover argomentare neanche tanto: dammi questa roba, e nessuno si farà male. E così accade.

Oggi forse ci saranno un po’ di commenti caustici dei giornali, qualche partito – che non ha ottenuto dal suk quello che voleva – protesterà, nei prossimi giorni le altre istituzioni di questo paese interverranno (dove possono) per provare a rimediare almeno al 5% del casino che ne risulta, i funzionari della commissione bilancio oggi avranno le occhiaie perché non sono riusciti neanche a passare da casa a sfiorare il letto.

Dopodiché, al prossimo decreto-legge, tutto si ripeterà esattamente nello stesso modo.

E anche questa notte, l’ennesima dei miei 10 anni a servizio delle istituzioni di questo paese, è volata.

All’ombra di un destino, come diceva la Cuccarini.

Di quale destino, lascio a voi deciderlo.

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