Disuguaglianza della ricchezza. Con i dati e non l’ideologia.

L’altro giorno Bankitalia ha pubblicato dei dati sulla distribuzione della ricchezza.

La distribuzione della ricchezza è diversa dalla distribuzione del reddito: quest’ultima infatti ci dice quanto sono distanti quelli che ogni anno guadagnano di più da quelli che guadagnano meno.

La distribuzione della ricchezza invece ci dice quanto sono distanti quelli che hanno accumulato di più (in termini di risparmi passati o ereditati) da quelli che hanno accumulato di meno.

In particolare, si guarda alla ricchezza netta: l’ammontare di ricchezza posseduta al netto dei debiti. L’indagine – sebbene con una metodologia un po’ nuova – non dice niente di drammaticamente eclatante. Ma ciononostante può essere utile fare un riassunto, in 5 domande e risposte.

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1) E’ VERO CHE LA DISUGUAGLIANZA IN ITALIA STA AUMENTANDO?

No. I dati mostrano che dal 2016 sta rimanendo costante o in lieve calo.

2) MA PRIMA E’ AUMENTATA?

Dal 2010 al 2016 è aumentata leggermente (da 0,67 a 0,71).

3) MA L’ITALIA È PIÙ DISEGUALE DI ALTRI PAESI?

No. L’Italia mostra un livello di diseguaglianza della ricchezza inferiore sia rispetto a Francia e Germania che all’area euro nel suo complesso.

4) COM’È DISTRIBUITA LA RICCHEZZA IN ITALIA?

La casa ha un valore assolutamente preponderante per il 50% più povero della popolazione: per costoro infatti, la loro ricchezza netta è per tre quarti costituita dall’abitazione (e la percentuale è in crescita negli ultimi anni).

Per il 10% più ricco, invece, la casa conta circa un terzo. Per loro è molto più importante la ricchezza finanziaria o le aziende (due terzi).

5) CHE CONCLUSIONI POSSIAMO TRARRE SULLA DESIDERABILITÀ DI UNA PATRIMONIALE?

Se si volesse aumentare la tassazione patrimoniale sugli immobili (che già esiste e dal 2012 è pure bella grossa), non si farebbe un gran affare: si andrebbe a colpire ancor di più la ricchezza netta della metà più povera della popolazione. Altra cosa, ovviamente, sarebbe riequilibrare il peso di questa tassazione, a parità di gettito. Ma questa è un’altra storia.

Ma pure aumentare la patrimoniale sulla ricchezza finanziaria non sarebbe una gran bella idea: non solo perché i capitali sono mobili, e quindi possono fuggire via con un click; ma anche perché, come si vede bene dalla disaggregazione dello studio di Bankitalia, questo tipo di ricchezza (che si immagina essere “astratta”) alla fine è molto concreta: si tratta di risorse che direttamente o indirettamente vanno a finanziare le realtà produttive, e quindi creano le condizioni per impiegare lavoro.

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