Sui condoni Salvini la spara grossa, Giorgetti invece fa tutt’altro

La mia intervista con Luca Bianco per Huffington Post del 17 luglio 2023

Per il deputato di Italia Viva le uscite del capo leghiste sulla pace fiscale servono solo a coprire un governo che vota “una legge delega che neanche Vincenzo Visco s’era mai sognato di fare”. “La lite con Ruffini è solo propaganda”

Nemmeno l’intervento di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, serve a calmare gli ardori di Matteo Salvini. Oggi il leader leghista torna a battere ferro su uno dei suoi cavalli di battaglia: la pace fiscale. Il capo degli esattori gli ricorda che in questo Paese c’è gente che paga le tasse fino all’ultimo centesimo. Quindi la lotta all’evasione diventa prima di tutto una battaglia di “giustizia” nei loro confronti. Ma per il vicepremier non c’è giustizia fiscale che tenga: “Pace fiscale? Ci sono 15 milioni di italiani che hanno fatto la dichiarazione dei redditi, ma hanno un conto aperto con l’Agenzia delle entrate. Non posso pensare che un terzo degli italiani, tolti i minorenni, siano delinquenti. Sono semplicemente persone che hanno avuto un problema, non ce l’hanno fatta a pagare tutto quello che dovevano e dovrebbero essere aiutati, non condannati”.

“Quelle di Salvini sono solo sparate populiste” rassicura Luigi Marattin, deputato di Italia Viva e uomo fisco di Matteo Renzi, in questa chiacchierata con HuffPost: “La verità è che Salvini dice una cosa, e poi il ministero dell’Economia, guidato dal suo numero due nel partito, Giancarlo Giorgetti, fa tutt’altro”. Lo abbiamo visto sul Mes, con la Flat tax – “Chi l’ha mai vista?” sbotta Marattin – ma anche con l’abolizione della riforma Fornero, puntualmente rinviata a data da destinarsi perché ha costi insensati. “Adesso Salvini parla di condono, sperando che tutti si siano dimenticati che 48 ore prima, alla Camera, il suo partito ha votato per una legge delega sul fisco che neanche Vincenzo Visco – dipinto dalla propaganda come il Dracula dei nostri tempi – si era mai sognato di fare”. Sull’ennesimo favore agli evasori che il ministero dell’Economia si prepara a varare, come raccontato in mattinata dal nostro giornale, Marattin preferisce mantenersi cauto: “L’adempimento collaborativo può essere uno strumento efficace, ma vediamo come intendono estenderlo”.

Onorevole, anche oggi Salvini insiste: “Gli italiani che non pagano le tasse dovrebbero essere aiutati e non condannati”. Come commenta queste dichiarazioni?

Da quando Salvini ha detto queste sciocchezze non c’è stato uno che sia andato a verificare che cosa questa maggioranza abbia approvato nell’ultimo provvedimento in materia fiscale (cioè la legge delega, approvata mercoledi scorso alla Camera). All’articolo 16 di quel provvedimento ci sono due principi di delega molto duri nei confronti dell’evasione fiscale: il primo elimina la cartella di pagamento per le somme affidate all’agente della riscossione, in modo da saltare un passaggio e rendere più immediate le azioni di recupero del dovuto. Il secondo è ancora più radicale: si propone di rendere automatico il pignoramento dei conti correnti degli evasori. Si tratta di due principi duri ma giusti, è anche per questo che noi di Italia Viva abbiamo votato a favore della delega fiscale. Ma ora si capisce perché Salvini è stato costretto a fare la sparata populista sul condono: per distrarre l’attenzione da quello che invece sta facendo al governo, che è l’opposto della narrazione cialtronesca che ha fatto per anni. Separare così nettamente ciò che si fa da ciò che si dice rende il dibattito politico una sorta di circo. Accade così da anni, e personalmente ne sono davvero stufo.

L’impressione è che Salvini dica una cosa, poi Giorgetti o il suo viceministro Maurizio Leo ne fanno tutt’altra… 

È così su tutto: la flat tax (di cui non c’è assolutamente traccia in legge delega, perlomeno per quanto riguarda i principi da attuare), l’abolizione della Fornero, il blocco navale, i pagamenti elettronici. Si prende il consenso raccontando un sacco di balle, e poi si fa esattamente il contrario, continuando però a raccontare balle, in spregio anche alla realtà dei fatti. È la cifra del populismo, che sta continuando a corrodere le fondamenta di un sano confronto democratico. È la vera emergenza politica dei nostri tempi: un virus che invece di estinguersi sta continuando a infettare pericolosamente.

Carlo Calenda ha detto che Salvini, dopo aver pronunciato quelle parole, dovrebbe dimettersi. È d’accordo?

Salvini è lo stesso che nell’autunno 2019 andò sulla Tv pubblica nazionale (e su uno dei maggiori quotidiani italiani) a dire che il Mes – che è un’organizzazione internazionale tra governi – è una banca privata. È lo stesso che in campagna elettorale propagandava una sua proposta di legge che prevedeva 18 aliquote Irpef, spacciandola per una proposta di aliquota unica. E ora chiede il condono 48 ore dopo aver approvato provvedimenti che neanche Vincenzo Visco – dipinto dalla propaganda come il Dracula dei nostri tempi – si era mai sognato di fare. In tutti i paesi civili un politico del genere viene preso a pernacchie prima dal mondo dell’informazione, e poi da quello politico.

Il capo dell’Agenzia delle Entrate Ruffini rivendica il record di recuperato in un solo anno dall’evasione. 20 miliardi di euro nel 2022. Da quello che abbiamo visto fino ad ora, compresa la legge di bilancio, le mosse del governo Meloni si inseriscono in questo solco o rischiano di limitare questi risultati incoraggianti?

In legge di bilancio sono state approvati alcune misure, ma molto blande e tutto sommato ragionevoli. Niente a che vedere con i roboanti annunci di condoni che periodicamente si susseguono, al solo fine di fare propaganda. Ma è evidente che a furia di dare il messaggio che prima o poi arriverà un mega-condono, la fedeltà fiscale prima o poi si ridurrà. Qualche piccolo segnale già si intravede.

Stamattina La Stampa fa un riepilogo storico delle rottamazioni, che vengono definite un flop. L’impressione è che a furia di fare rottamazioni, ci siano contribuenti che dicono: “Tanto vale aspettare quella dopo”. Sono come una droga, più ne dai e più si riduce l’effetto per le casse dello stato. Lei che idea si è fatto al riguardo?

Le rottamazioni non hanno funzionato appieno perché molti contribuenti pagano la prima rata e poi smettono, esattamente perché le azioni esecutive sono ancora troppo deboli. Per questa ragione il governo ha fatto bene, all’articolo 16 della delega fiscale, a prevedere misure che velocizzino e rendano più automatico il recupero delle somme dovute. Altro che condono. In linea generale poi bisogna distinguere le “rottamazioni” (che abbuonano solo sanzioni e interessi ma che pretendono il versamento per intero dell’imposta evasa) dai “saldi e stralci”, che sono una sorta di “scurdammec o’passat”. Personalmente non sono ostile alle prime, ma sono tendenzialmente contrario ai secondi. Una cosa ancora diversa è la pulizia del magazzino fiscale, oggi composto da più di 1100 miliardi di crediti fiscali, per la stragrande maggioranza facenti riferimento a persone fisiche decedute o imprese che non esistono più. O comunque inesigibili perché sono già state espletate tutte le azioni di recupero possibili. Tenere questi crediti in magazzino distoglie energie dell’Agenzia delle Entrate dalle somme (diverse decine di miliardi) che invece sarebbe ancora possibile recuperare.

Comunque, oggi la riforma del fisco è approdata in Senato. Come giudica il lavoro fatto fin qui, in particolare quello che avete fatto alla Camera? 

La delega fiscale, nella versione approvata dal consiglio dei ministri, già riprendeva tutti i principali temi che avevamo affrontato nel lavoro della scorsa legislatura e che poi sfociò nella legge delega del governo Draghi: dalla semplificazione dell’Irpef alla razionalizzazione dell’Iva, dall’abolizione dell’Irap alla semplificazione della tassazione dei redditi finanziari, dalla codificazione alla mensilizzazione opzionale del versamento delle imposte dirette da parte degli autonomi, dall’introduzione dell’Iri al superamento della distinzione tra bilancio civilistico e bilancio fiscale. In più, durante l’esame in Commissione Finanze sono stati approvati alcuni emendamenti di Italia Viva e Azione che hanno ulteriormente migliorato il testo: il più importante è l’eliminazione della flat tax incrementale per i dipendenti e la sua sostituzione con uno strumento più efficiente, e cioè la detassazione dei premi di produttività. O anche la detassazione degli utili distribuiti ai dipendenti, un altro nostro successo. Per questi motivi abbiamo convintamente votato la delega, mantenendo la più alta sorveglianza possibile su come essa verrà attuata nei prossimi anni.

Meloni a fine maggio faceva un distinguo condivisibile: “Nella lotta all’evasione dobbiamo puntare ai grandi evasori e non al piccolo commerciante”. Oggi però il Mef conferma: è allo studio l’estensione dell’adempimento collaborativo anche ai grandi patrimoni. Ennesimo favore agli evasori?

L’adempimento collaborativo è uno strumento efficace, e serve non a premiare gli evasori ma a stabilire un quadro di certezza fiscale pluriennale, al fine proprio di minimizzare l’evasione e il rischio-contenzioso. Fu introdotto dal governo Renzi nel 2015, e ha funzionato. E bene ha fatto il governo, in questa delega fiscale, a estenderlo ad aziende con fatturato inferiore ad un miliardo di euro. L’estensione ai grandi patrimoni delle persone fisiche non so esattamente cosa significhi al momento: per questo aspettiamo di leggere un testo, per capire se per caso qualcuno non stia cercando di infilarci dentro qualche cosa che con l’adempimento collaborativo in realtà non ha nulla a che vedere.

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