LA DIRETTIVA SULLE CASE GREEN. DA UNA PROSPETTIVA BEN LONTANA DA CONSERVATORI, POPULISTI E ECOLOGISTI IDEOLOGICI.

Post per illustrare una delle mille cose che ci dividono sia da questa destra che da questa sinistra.

La direttiva approvata ieri dal Parlamento Ue (che ora dovrà passare al vaglio di Commissione e Consiglio) prevede che entro il 2030 gli edifici residenziali dovranno avere la classe energetica E (i pubblici entro il 2027), entro il 2033 la classe D (pubblici entro il 2030).

Le nuove costruzioni dovranno essere a emissioni zero dal 2028 (gli edifici pubblici dal 2026). Si potranno identificare eccezioni (fino ad un massimo del 22% degli immobili, per l’Italia 2,6 mln), tuttavia solo fino al 2037.

In Italia la destra – che in ogni frase si nomini la parola “casa” segue senza fiatare le posizioni ultra-conservatrici del presidente di Confedilizia, si è schierata per il no, sostenendo che per l’ambiente non fa alcuna differenza efficientare gli immobili.

La sinistra festeggia, tutta contenta ed entusiasta a fronte di un’altra vittoria di Greta Thunberg e del nuovo sol dell’avvenire ecologico. Noi di Azione e Italia Viva – ancora una volta – riteniamo entrambe queste posizioni profondamente sbagliate.

La destra sbaglia nel suo “no negazionista”. Non certo perché efficientare le case europee cambi le condizioni ambientali del mondo. Ma per un motivo molto semplice e “spartano”: vivere in case in classi energetiche superiori fa risparmiare un sacco di soldi di bollette.

La sinistra sbaglia perché non considera che applicare la direttiva significa riqualificare milioni di immobili in Italia, soprattutto condomini. E soprattutto in aree popolari. Non porsi subito il problema di chi paga significa vivere nel mondo delle favole.

I rappresentanti italiani di Renew Europe (Nicola Danti e Giosi Ferrandino) hanno cercato di far approvare emendamenti che prevedessero la creazione di strumenti finanziari europei per finanziare la transizione anche in questo comparto.

Grandi “regime changes” come questo, infatti, hanno bisogno del sostegno una tantum pubblico. Meglio ancora se da parte della Ue, perché darebbero il via al prossimo passo fondamentale dell’integrazione economica europea: il finanziamento di beni pubblici europei con risorse europee.

Gli emendamenti sono stati respinti e allora Nicola e Giosi (in dissenso dal gruppo di Renew Europe, ma in completo assenso con Azione e IV qui in Italia) si sono astenuti.

E noi continuiamo a credere che se la Ue vuole imporre un cambio epocale del genere, non può limitarsi a dire “ah per il conto ci pensano gli Stati nazionali”.

Anche perché noi abbiamo speso 60 mld per efficientare 360.000 edifici, fate voi i conti su quanti soldi servirebbero per efficientarne milioni. E non possiamo correre il rischio di gravare con decine di migliaia di euro di spese i condomini italiani, soprattutto in zone popolari.

Anche oggi in tanti ci dicono: “eh ma la vostra posizione è troppo complicata. Fate come la destra e la sinistra. Dite o no o sì, così si comunica meglio”.

Abbiamo solo una risposta da dare:

Non ci avrete mai come volete voi.

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