Tecnica e politica

Una distinzione in cui non credo (e spiegherò il perché), ma che sfrutto per un forte auspicio: che il Ministro dell’Economia sia un politico che più politico non si può.

Anche di questo spiegherò il perché.

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Per qualcuno, “tecnico” significa uno che sa le cose, mentre il “politico” è uno che deve prendere i voti.

In quest’ottica (malsana), ne deriva che il politico deve prendere i voti in modi che non implichino il conoscere le cose e il loro funzionamento.

È così che siamo arrivati alla politica reality-show.

Io invece ho sempre creduto che la distinzione tra Tecnica e Politica esista, ma passi attraverso un’altra dimensione: il politico ha la responsabilità di decidere, il tecnico no. Ma entrambi devono conoscere le cose.

Come conseguenza, tutti i ministri sono – per definizione – politici. Non esistono ministri tecnici e ministri politici: esistono buoni politici o cattivi politici.

Tuttavia prendo in prestito la definizione malsana(nella quale non credo) per esprimere un concetto.

Spero che il prossimo Ministro dell’Economia sia un esponente politico. Ma che più politico non si può. Tipo un segretario di partito, uno massimamente rappresentativo, che ha preso un sacco di voti o che comunque abbia un forte ruolo in un partito.

Perché?

Perché se si mette un “tecnico”, tempo due mesi e si rafforza la storiella secondo cui la “Politica” vorrebbe fare le cose giuste (quelle che fanno prendere voti) ma i “tecnici” cattivi e senza cuore lo vietano, perché al soldo della finanza internazionale o della burocrazia Ue.

Se invece il prossimo ministro dell’Economia sarà un politico (ma che più politico non si può) sarà lui/lei direttamente a rendersi conto che ricordare che 2+2 fa 4 non è un tecnicismo di chi è digiuno di politica, ma è semplicemente il risultato del confronto con la realtà.

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