A chiusura della piccola polemica: 8 domande e risposte

1) IL GRAFICO CHE HAI POSTATO ERA CORRETTO?

Si. 

Tant’è vero che mi sono limitato a riportare su un grafico i dati pubblicati da una tabella de Il Sole 24 Ore il giorno prima. 

Che non aveva ricevuto critiche da nessuno.

2) NON OCCORREVA – COME MOLTI HANNO DETTO – NORMALIZZARE PER LA POPOLAZIONE?

Ho pensato non fosse strettamente necessario, perché se si normalizzano due variabili correlate per la stessa variabile (su unità come le regioni) è molto probabile che la correlazione tenda a persistere, anche se certo non a rimanere identica.

Pensiero un po’ rischioso, forse. Ma che si è rivelato corretto.

Rifacendo l’analisi accogliendo il suggerimento (cioè normalizzando per la popolazione), infatti, si conferma praticamente lo stesso risultato: la correlazione passa solo da 0,93 a 0,88.

Un risultato – quello della correlazione – confermato anche da altre analisi, come quella di Youtrend.

3) MA HAI LASCIATO INTENDERE UN RAPPORTO CAUSA-EFFETTO, COME MOLTI HANNO DETTO?

No, non ho mai scritto che la correlazione implicasse un rapporto causa-effetto. Sfido chiunque a trovare una mia affermazione simile.

Ho scritto che il rapporto causa-effetto è stato esplicitamente dichiarato dallo stesso M5S durante tutta la campagna elettorale. 

“Votateci altrimenti vi tolgono Rdc e Superbonus”, hanno ripetuto in continuazione.

E secondo me questi sono i motivi del risultato elettorale da loro ottenuto.

Ma questa è una mia opinione, non ho mai affermato fosse diretta conseguenza della correlazione.

4) E CHE C’È DI MALE IN TUTTO QUESTO?

Niente. 

Volevo solo sottolineare che il profilo identitario e culturale di quel partito non è stata un’idea di società, ma la promessa di due elargizioni (Rdc e Superbonus) pagate con le tasse degli italiani.

Questo rappresenta un’innovazione nella politica italiana: mentre abbiamo avuto vari casi di partiti che hanno usato la spesa pubblica per ottenere consenso, a mia memoria non abbiamo mai avuto un partito basato esclusivamente su quello.

5) MA SE SEI CONTRO IL RDC, SEI CONTRO IL SUD.

Pensate, io sono convinto esattamente del contrario.

Penso che chi voglia tenere il Sud ai margini, abbia tutto interesse nel tenerlo intrappolato nell’assistenzialismo, invece che disegnare strumenti alternativi (i cui contenuti da anni esponiamo sui social, in tv, nei giornali, ovunque).

Ma anche questa è una mia opinione, ovviamente.

Spero solo che sia ancora consentito esprimerla, anche se diversa da quella di qualcuno o da quella prevalente sul web.

6) AH, HANNO PURE DETTO CHE INVECE DELLE LINEE DOVEVI FARE LE BARRE!

Se a qualcuno esteticamente piacciono di più le barre, da liberale rispetto i gusti di tutti. 

Ma la critica “il grafico è sbagliato perché la linea richiama un andamento temporale” penso sia una sonora sciocchezza, nulla più. 

7) MA IL TUO “PROFESSORE DI ECONOMIA” CHE TI HA RIMPROVERATO?

Da diversi anni invece è un mio collega, il più “sfigato” del Dipartimento. Basta farsi un giro per la città e pronunciare il suo nome per capire qualcosa di più.

Qualche anno fa – lavoravo a Palazzo Chigi – mi cercava insistentemente perché si era messo in testa di voler fare il presidente dell’Istat. 

Era come se Paperino volesse fare il CEO di Apple, quindi cercai educatamente di lasciar correre, senza ferire la sua sensibilità.

Invece non me l’ha mai perdonata, e periodicamente cerca visibilità sui social attaccandomi, e trovando sponda solo in alcuni “sfigati” come lui e nell’organo stampa del M5S, cioè Il Fatto Quotidiano.

Come ho detto in più occasioni, non ho interesse ad essere particolarmente cattivo con lui. Lo è, purtroppo, già stata abbastanza la vita.

8 ) OK. QUINDI?

Accolgo l‘invito di tanti, e per me questa vicenda finisce qui. È durata anzi pure troppo.

Attenzione però: sia il tema di come evitare il depauperamento del capitale umano (soprattutto al Sud) sia il tema della costruzione di come le forze politiche costruiscono il consenso, sono temi che torneranno.

Meglio evitare di metterli sotto il tappeto, solo perché sono discussioni scomode o non convenienti in termini di consenso immediato.

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