Pagare tutti, pagare meno. Ma è davvero così?

È una delle (poche) cose su cui concordiamo tutti.

Politici, commentatori, opinionisti, comuni cittadini: tutti siamo convinti che ogni euro recuperato dalla lotta all’evasione debba andare a ridurre le tasse dei contribuenti onesti.

Due anni fa lo abbiamo persino scritto in legge, la Legge di Bilancio 2021.

Ma siamo sicuri che il meccanismo che è stato costruito sia quello che ASSICURA l’obiettivo?

Vediamo.

Per capire se davvero si sono recuperati soldi in modo strutturale, bisogna esserne ragionevolmente sicuri.

Per questo, ogni anno si esaminano i tre anni precedenti, per verificare (con metodi statistici non banali) se effettivamente l’evasione fiscale è diminuita.

Nel 2022, ad esempio, si esamina per bene il 2019: se emergono in quell’anno 100 euro di maggiori entrate dovute alla riduzione dell’evasione, per prima cosa bisogna verificare che quegli stessi 100 euro sono rimasti nel 2020, nel 2021 e nello stesso 2022. Cioè, se l’evasione è diminuita in modo strutturale, e non solo passeggero.

A questo punto probabilmente state pensando “beh, se questo test viene passato, è fatta, no? Nel 2023 quei 100 euro possono andare a ridurre le tasse”.

E invece no.

C’è un secondo test che deve essere superato, ed è qui che “casca l’asino”.

A settembre 2022 (al momento della predisposizione della Nota di Aggiornamento al Def) ci devono comunque essere almeno 100 euro di maggiori entrate in più…. rispetto a quelle registrate nell’aprile 2022 (al momento della predisposizione del Def).

Cioè, indipendentemente dal fatto che dal 2019 in poi l’evasione è diminuita strutturalmente di 100 euro (e quei soldi sono già entrati nel bilancio dello Stato) nei 5 mesi tra aprile e settembre 2022 ci deve comunque essere un ulteriore miglioramento delle entrate pari ad almeno 100 euro.

Solo se questa condizione è rispettata, il governo PUÒ (e non DEVE, tra l’altro) decidere di destinare quei 100 euro a ridurre le tasse.

Come capirete, già questa seconda condizione rende la cosa meno facile.

Ma c’è un modo di renderla ancora meno facile: se si alza ulteriormente l’asticella di confronto, incrementando le entrate iscritte a bilancio a marzo del 2022 (Def). Così facendo, la stima delle entrate di settembre (Nadef) deve superare un termine di paragone ancora più alto rispetto a prima.

Nel mio question time al Ministro Franco, oggi, ho chiesto se e quanto nel marzo 2022 (nel Def) si siano registrati miglioramenti delle entrate dello Stato.

Mi ha risposto di sì, per circa 9 miliardi.

Quindi significa che se dal 2019 in poi l’evasione fiscale fosse diminuita in modo strutturale di, diciamo, di 10 miliardi, per poterli utilizzare per ridurre le tasse occorre che a settembre di quest’anno (quando faremo la Nadef) le entrate siano migliorate di 10 + 9 miliardi. Un risultato non facilissimo da raggiungere in 5 mesi, tanto più se di attività economica molto rallentata.

Non ho potuto fare a meno di chiedermi, dunque, se stiamo facendo davvero tutto il possibile per attuare il precetto su cui tutti concordiamo: pagare tutti, pagare meno.

Sia per come scriviamo le leggi, sia per come vogliamo davvero spendere i soldi derivanti dalla lotta all’evasione.

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