Robin Hood, i “poveri” e l’irresistibile tentazione di parlare per slogan

In questi giorni vengono mosse – soprattutto da parte sindacale – alcune critiche all’accordo raggiunto in maggioranza sul fisco.

Il segretario di una delle tre principali confederazioni, in particolare, utilizza termini molto forti: il governo e la maggioranza si sarebbero comportati come dei “Robin Hood al contrario: rubano ai poveri per dare ai ricchi!”.

Ciò che scatena cotal rabbia e’ la convinzione che l’accordo “non dia nulla ai redditi sotto i 15 mila euro annui”, vale a dire le fasce – secondo questa visione – che dovrebbero ricevere sempre maggior tutela da una riforma dell’Irpef.

E che vuoi fare. Quando qualcuno la mette sul piano del “non fai niente per i poveri!!!” è sempre difficile replicare.

Noi però ci proviamo ugualmente. E lo facciamo dati alla mano, nella convinzione (forse ingenua) che siano più utili degli slogan.

Tutti i dati citati si riferiscono alle ultime dichiarazioni di redditi disponibili: quelle compilate nel 2020, relative ai redditi conseguiti nel 2019.

1) intanto, un’osservazione preliminare: non corrisponde al vero che l’accordo trovato in maggioranza non diminuisca il carico fiscale sotto i 15.000 euro: su costoro infatti agisce il potenziamento delle detrazioni per tipologia di reddito. E in termini percentuali (sia sul reddito che sulle tasse pagate) questo vantaggio è superiore a quello di altre fasce di reddito.

Ma veniamo al “piatto forte”.

2) i contribuenti Irpef sono 41,52 milioni.

a) di questi, 10 milioni non pagano neanche un euro di Irpef, per effetto delle detrazioni.

Sono i cosiddetti “incapienti”, che il presidente di Confindustria ha citato – come motivazione per il suo “no” all’accordo – dicendo che “bisogna ridurre l’Irpef agli incapienti!”

Forse c’è qualcosa che che mi sfugge, perché non vedo come si possano ridurre le tasse a chi già non è tenuto a versarle.

b) i redditi sotto i 7.500 euro annui, versano in media 2,5 euro al mese.

Sempre per effetto delle agevolazioni che il nostro sistema presenta per i contribuenti a bassissimo reddito.

c) i contribuenti tra 7.500 e 15.000 euro annuì sono circa 8 milioni. E di Irpef pagano, sempre in media, 37,8 euro al mese.

Quindi un numero non troppo distante dalla metà di tutti i contribuenti Irpef (il 43%) sopporta solo il 2,31% di tutta l’Irpef.

Secondo alcuni, questi 8 miliardi sarebbero dovuti andare tutti a costoro: ma non è facilissimo capire come, visto che – come dimostrato – in pratica già non pagano Irpef.

Il resto dell’Irpef è pagato da tutti gli altri contribuenti: in particolare coloro che guadagnano più di 35 mila sopportano da soli quasi il 60% di tutto il peso dell’Irpef [N.B. NELLA PRECEDENTE VERSIONE DEL POST C’ERA UN ERRORE, CHE ESCLUDEVA 1,9 MILIONI DI PERSONE DALLA “COMPARTECIPAZIONE” AL PESO DEL 60% DELL’IRPEF. IL DATO GIUSTO QUINDI È CHE 5 MILIONI DI PERSONE SOPPORTANO QUASI IL 60% DEL PESO IRPEF, NON 3,1 MILIONI COME ERRONEAMENTE RIPORTATO; OGNUNO GIUDICHERÀ SE SU 41,52 MILIONI DI CONTRIBUENTI QUESTI FA DIFFERENZA O MENO. RINGRAZIO PAGELLA POLITICA PER LA SEGNALAZIONE]

Ecco perché la scelta della maggioranza è stata quella di utilizzare gli 8 miliardi soprattutto – ma certamente non solo – per alleviare il peso su costoro: i “ricchi” da 2.000 euro al mese, o poco meno o poco più.

Che solo chi non ha mai messo il naso fuori dal suo comodo ufficio può definire “ricchi”.

3) le misure di politica economica non vanno mai viste da sole, ma sempre in un contesto.

Pochi giorni fa è stato definitivamente approvato l’assegno universale unico, che riorganizza le politiche di sostegno alla natalità e le incrementa di 6 miliardi all’anno.

L’assegno viene erogato in base all’Isee (e non solo il reddito individuale, su cui è basato il sistema fiscale italiano), ma ciononostante – per come è strutturato – è facile comprendere che gran parte di questi 6 miliardi aggiuntivi andranno alle famiglie a reddito basso o bassissimo (su cui già ci sono i quasi 9 miliardi all’anno del reddito di cittadinanza).

Entrambi questi strumenti (assegno unico e reddito di cittadinanza) sono esterni al sistema fiscale: cioè questi benefici (15 miliardi di euro all’anno) si sommano a quelli del punto 2), relativi al sistema fiscale.

L’assegno unico e’ una rivoluzione, non solo per l’incremento delle risorse ma anche perché ne viene estesa la platea, arriva direttamente sul conto corrente e inizia addirittura al settimo mese di gravidanza (oltre ad essere incrementato in caso di famiglie numerose e/o disabilità).

Ciononostante, un segretario di confederazione sindacale (lo stesso di Robin Hood) l’altro giorno in tv lo ha definito “una follia: una bomba sociale”.

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Dall’inizio della storia del mondo affermare a pieni polmoni “pensiamo ai poveri!!!” ha fatto prendere applausi e consensi, sia se affermato in Tv o da un balcone di palazzo Chigi.

Guardare i dati, e ragionare di conseguenza, è più faticoso e fornisce meno consenso.

Ma è l’unico modo per governare con saggezza una società complessa.

O almeno questa è la mia opinione.

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