L’intervista pubblicata da “Il Messaggero”, 22 agosto 2021.
A Luigi Marattin, professore di economia a Bologna, deputato di Italia Viva e presidente della commissione Finanze della Camera, chiediamo una chiave di lettura dell`attacco lanciato dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, contro il ministero del Lavoro guidato dal dem Andrea Orlando.
Onorevole Marattin al centro dello scontro Confindustria-Orlando ci sono le ipotesi di nuove norme su licenziamenti e delocalizzazioni. Come giudica la mossa di Bonomi?Su entrambi i temi è giusto intervenire?
“Siamo di fronte all`ennesimo caso in cui la politica vuole affrontare un problema complesso in modo semplicistico, con la risposta che parla alla pancia. Ma se per scoraggiare le delocalizzazioni si vietano o si tassano i licenziamenti collettivi, non si ottiene il sol dell`avvenire in cui tutti vivono felici e contenti. Si ottiene solo che nessuna azienda verrà più a insediarsi in Italia, danneggiando in primis i lavoratori italiani”.
In Parlamento c`è una maggioranza sulle proposte di Orlando? Italia Viva le voterebbe?
“Prima di decidere cosa votare, noi vogliamo vedere le norme e avere l`opportunità di discuterne. Non si decide sulla base di indiscrezioni. Certo è che noi pensiamo che per evitare le delocalizzazioni occorra migliorare le condizioni di competitività dei territori: riducendo la pressione fiscale, migliorando i servizi alle imprese, fornendo capitale umano di qualità, favorendo la costruzione di filiere industriali”.
Sugli ammortizzatori sociali cosa sta succedendo? A cosa è dovuto il ritardo nella presentazione della riforma?
“Andrebbe chiesto al ministro Orlando. Io ho l`impressione che ci si stia arenando su un punto piuttosto semplice. Se si vuole estendere la rete della cassa integrazione a chi al momento ne è sprovvisto, occorre estendere anche i contributi che le imprese pagano per il suo finanziamento. È un classico meccanismo assicurativo: se voglio estendere la copertura, aumenta il premio (oppure lo deve pagare anche chi ora non lo paga). L`alternativa, che forse qualcuno segretamente sogna, è che tutto sia a carico della fiscalità generale. Ma io penso che se ci saranno 10 miliardi da spendere, vadano spesi nell`abbassare le tasse a famiglie e imprese”.
Il governo Draghi è intrinsecamente composito, riuscirà a trovare un punto di equilibrio su temi così complessi?
“Diciamoci la verità. Finora il punto di equilibrio si è sempre trovato non perché le forze politiche abbiano compreso la gravità del momento e la necessità di agire, ma perché il presidente Draghi ha impiegato tutto il suo enorme capitale di competenza, autorevolezza e reputazione e ha “favorito” un accordo. Ma questa situazione non potrà durare in eterno. Per cui o le forze politiche smettono di guardare al sondaggio del lunedì, oppure prima o poi i problemi inizieranno davvero.
L`industria italiana ha retto bene alla pandemia, l`export cresce, l`Inps parla di 400.000 assunzioni, cosa fare per facilitarne l`ulteriore ripresa?
“Quello che si sta facendo nell`ambito del Pnrr (Pa, formazione, giustizia, infrastrutture) va nella direzione giusta. Come noto, Italia Viva pone poi particolare accento sulla riforma fiscale: realizzare un fisco più leggero e più semplice può essere un volano decisivo per innalzare in maniera permanente il tasso di crescita reale”.
Come giudica il comportamento complessivo delle forze sindacali in questa fase?
“È sempre difficile fare di tutta un`erba un fascio. L`universo sindacale è vario e composito, convivono coraggiose posizioni riformiste con quelle del tutto conservatrici. Posso solo dire di essere rimasto molto colpito dal modo in cui parte del sindacato sta trattando la questione green pass. Io ero rimasto ad un sindacato che aveva a cuore la sicurezza sui luoghi di lavoro, e che non aveva bisogno di fare l`occhiolino a quattro no-vax”.