I due modi di far politica

Ci sono due modi per fare politica.

Il primo è adagiarsi su alcuni istinti più diffusi e assecondarli. Non importa se li si condivide o meno, ne’ quanto beceri e dannosi siano: il semplice offrir loro sponda basta a ottenerne un facile consenso.

Il secondo è avere convincimenti propri e basare su di essi l’azione politica, ponendosi come obiettivo non solo convincere – nella battaglia politica – chi non la pensa così ma anche combattere quegli istinti che rischiano di far arretrare pericolosamente la società.

In Italia oggi – e non da poco tempo – gran parte dello spettro politico segue il primo modo.

Ci sono partiti nati e cresciuti dicendo alla gente quello che vuole sentirsi dire nell’immediato, avendo come bussola solo l’opinione di pancia dell’elettorato, non a caso misurata con frequenza crescente.

Altri ancora mettono nel mirino una nicchia -meglio se ben numerosa – e la rassicurano, a puro scopo di ottenerne il consenso. Personalmente sono sicuro al 100% che i (tanti) politici che si esprimono – velatamente o meno – contro i vaccini, siano assolutamente certi che tali posizioni siano pericolose e totali sciocchezze. Ma non importa: quello che conta è solamente ottenere il consenso anche se non fosse del tutto chiaro cosa farne in seguito, di quel consenso.

Allo stesso modo, chi si oppone – alla luce del sole o meno – ad allargare diritti e tutele a omosessuali e transessuali è, in cuor suo, del tutto convinto che chi e come ami non può in alcun modo fare la differenza. Semplicemente, cerca di carpire il voto di quella parte del paese che – per conservazione o ignoranza – di “quelle cose lì” preferisce proprio non parlarne.

Il primo modo -quello più diffuso in Italia oggi – è più semplice e remunerativo.

Il secondo è più faticoso e complesso.

Io non credo – come invece fanno in tanti – che la prevalenza del primo modo sia dovuto alla fine delle ideologie; credo piuttosto che la causa sia il crollo verticale della qualità dell’offerta politica, i cui componenti non hanno più la voglia di fare la fatica che implica il secondo modo (studio, approfondimento, analisi, elaborazione di una visione, ricerca del consenso, coerenza dell’azione politica).

Io mi auguro solo che gli italiani siano in grado di riconoscere la differenza tra i due modi e e le differenti conseguenze sulla società nel suo complesso.

E tenerne adeguatamente conto.

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