Lo Stato deve aiutare i giovani non solo a parole

Intervista a Il Sole 24 Ore

Nell’indagine conoscitiva sull’Irpef è emerso il tema della previdenza complementare?

Si. E’ emerso in particolare il tema del modello di tassazione dei contributi versati, al momento ETT (Esenti – parzialmente – nella fase di accumulo, tassati al 20% nella fase di maturazione, tassati – con un sistema tra l’altro molto complesso – in fase di erogazione). Con l’eccezione di Svezia e Danimarca, in Europa il modello adottato è invece EET – quindi con la detassazione nella fase di accumulo – che permette una maggiore redditività del montante contributivo. Dobbiamo ancora affrontare il tema tra le forze politiche, ma personalmente credo dovremmo valutare attentamente di uniformarci al modello prevalente.

La fiscalità è uno strumento adeguato per incoraggiare le persone a sviluppare una pianificazione finanziaria a lungo termine?

L’incentivo in forma monetaria – in questo caso fiscale – è sempre fondamentale, ma occorre anche riconoscere che il deficit di cultura finanziaria e di orizzonte di lungo termine sono due difetti “strutturali” che non sono risolvibili semplicemente con la sola leva fiscale. Occorre investire sull’educazione finanziaria, come da tempo immemore segnala la Banca d’italia.

Il tema della previdenza sarà presente in Parlamento nel prossimo futuro?

Il Parlamento nei prossimi 18 mesi sarà chiamato a discutere e approvare profonde riforme strutturali, da quella della pubblica amministrazione al fisco, dalla giustizia alla concorrenza, dalle semplificazioni agli ammortizzatori sociali, fino alle pensioni. Sono  tutti impegni precisi che abbiamo preso non solo con la UE (che finanzia, a quelle condizioni, il più grande stimolo fiscale della storia di questa Repubblica) ma anche con gli investitori privati domestici ed esteri.

C’è qualche proposta di Plus24 che farebbe sua?

La “dote pensione” dipendendo dal reddito e dalla condizione dei genitori, rischia di acuire il divario distributivo, cristallizzando nel tempo le differenze tra chi ha la fortuna di nascere in una famiglia i cui genitori hanno volontà e possibilità di versare risorse per la futura pensione dei figli, e chi invece non può. Mi interessano di più le proposte che mirano a far svolgere allo stato un ruolo di “kick-off” nei versamenti contributivi complementari, accompagnando  – concretamente e non solo a parole – il giovane lavoratore alla consapevolezza in questo ambito.

Lascia un commento