di Gianni Trovati per Il Sole 24 Ore
Luigi Marattin, il Presidente della Commissione Finanze della Camera: “Parte la riforma fiscale per contrastare denatalità, iniquità e complessità. Abbiamo già individuato dodici linee d’azione per la riforma, l’obiettivo è una proposta unitaria del Parlamento.”
L’assegno unico fa “partire di fatto la riforma fiscale”, e offre due indicazioni cruciali di metodo e di merito: la semplificazione, e una possibile divisione dei compiti fra i meccanismi di spesa, a cui spetterebbe la redistribuzione, e il fisco, che dovrebbe concentrarsi sulla crescita. Luigi Marattin, presidente della commissione Finanze della Camera, è con il collega del Senato Luciano D’Alfonso l’animatore dell’indagine parlamentare sulla riforma Irpef. Ed è il responsabile economico di Italia Viva, che sull’assegno unico ha puntato molto.
L’assegno unico che ruolo ha nella riforma fiscale?
La riforma parte di fatto con l’assegno unico. Che nasce per contrastare tre cose: la denatalità, prima tra le emergenze di lungo periodo; l’iniquità, perché oggi i figli dei lavoratori autonomi o a bassissimo reddito non ricevono alcun sostegno; e la complessità, visto che gli strumenti di supporto alla famiglia oggi sono molteplici, disomogenei e complessi.
Una semplificazione utile anche per l’Irpef?
Il nostro sistema fiscale deve diventare più semplice, oltre che più leggero. Troppi sopravvalutano il costo della complessità. Che non è solo, ovviamente, quello di sottrarre tempo e denaro a cittadini e imprese, ma anche quello di rendere più costoso e meno efficace il contrasto all’evasione. In quest’orrida, ridurre e accorpare spese fiscali, detrazioni per tipologia di lavoro e persino strumenti tributari non più adeguati al mondo in cui viviamo è una delle direttrice che stiamo portando avanti.
L’assegno unico aiuta anche a chiarire la divisione dei compiti fra welfare e fisco?
La riforma fiscale, a mezzo secolo dall’ultima, non può che partire dalle grandi questioni. Una di queste riguarda lo scopo ultimo di un sistema fiscale. Oltre a quello ovvio (raccogliere gettito), dobbiamo chiederci se non sia il caso di orientare maggiormente il sistema verso l’obiettivo di favorire la crescita. Questo significa fisco leggero, semplice, e volto a incentivare il lavoro. In questo quadro, l’essenziale compito ridistribuivo sarebbe sostenuto non più solo sul lato delle entrate, come avviene ora, ma anche dal lato della spesa; con il vantaggio di potersi basare sul nucleo familiare e sulla situazione patrimoniale, non solo reddituale. Che è la filosofia dell’assegno unico.
A che punto è il lavoro sulla riforma Irpef? Ci sono le premesse per una proposta unitaria?
Abbiamo completato lunedì il ciclo ordinario di audizioni, circa 60 in due mesi e mezzo. In aprile avremo due audizioni finali di respiro internazionale, l’dmi e la Commissione Ue. Ora intensificheremo il lavoro di discussione e sintesi politica, che si concluderà in maggio con un documento prima dell’audizione finale, quella del Ministro Franco. Nelle settimane scorse abbiamo già identificato le 12 dimensioni su cui potrebbe agire la riforma. Non sono nelle condizioni di assicurare che arriveremo a una proposta unica su ciascuna di esse, ma sicuramente è l’obiettivo che ci diamo.
L’Ocse ha annunciato una proposta di revisione del fisco sui capitali. Che ne pensa?
Sui redditi finanziari la tassazione è proporzionale (o largamente proporzionale) in tutto il mondo. Mi ha convinto di più lo sforzo, nuovamente annunciato, di arrivare ad una uniformità di un livello minimo di tassazione sui redditi di impresa a livello internazionale. Non so quanto sia realistico aspettarselo, ma mi convince a livello teorico.