C’è chi dice no

È la canzone di Vasco Rossi a offrirci la chiave di ciò che sta davvero accadendo.

A dispetto di chi inorridisce solo a sentire la parola, ma anche l’arena politica e’ un mercato: esiste la domanda (gli elettori) e l’offerta (i partiti).

È un mercato un po’ particolare, perché non esiste prezzo: semplicemente, quando si sviluppa la domanda, si crea la relativa offerta (un concetto spesso riassunto con la vecchia massima “in politica i vuoti si riempiono sempre”).

Ebbene, ad un certo punto sul mercato politico – in Italia e non solo – si è sviluppata una domanda per “chi dice no”, e dice solo quello.

Possiamo sbizzarrirci a cercarne le ragioni, sia globali (l’impoverimento del ceto medio, gli effetti distorsivi della globalizzazione) che nazionale (un paese il cui reddito pro-capite è sostanzialmente lo stesso di 30 anni fa tende a generare rabbia, di solito).

Ma fatto sta che la domanda di “No” ha iniziato a comparire e rafforzarsi, specialmente dopo la doppia recessione del 2008-2012 (che è stata, prima di quella del COVID, la peggiore crisi della storia d’Italia).

E come in tutti i mercati, si è subito creata la relativa offerta. Che, tra l’altro, non aveva bisogno di particolare formazione o selezione della classe dirigente. Non servono particolari competenze per dire semplicemente “no”.

No casta, no scorta per i politici, no finanziamenti privati alla politica, no Euro, no Tav, no Tap, no Vax, No Banche, no Ceta, no TTIP.

E no Mes.

Arrivata nelle tanto disprezzate “stanze del potere”, quest’offerta politica e’ stata costretta – dalla realtà, non da altro – a rimangiarsi quasi tutti quei “no” (tranne il TTIP, su quello ci ha pensato Trump).

I loro rappresentanti, se nei ruoli che lo prevedono, hanno la scorta esattamente come gli altri; il tabù del finanziamento privato – anche se tramite lo schermo di fondazioni e associazioni – è caduto alla velocità della luce; la Tap è stata completata, mentre i lavori della Tav procedono velocemente; il “no Euro” è un pallido ricordo, e Mario Draghi “fa una buona impressione”; nelle scuole vige l’obbligo vaccinale; le banche sono state salvate con esattamente gli stessi decreti (parola per parola) degli odiati governi precedenti, e il trattato commerciale Ceta è in piena funzione.

Rimaneva solo il No Mes, per presidiare quella domanda politica che è affascinata a prescindere dal No (specie su argomenti che richiamano l’Europa, le regole, l’assistenza finanziaria ecc).

Ecco. Quello che sta accadendo, secondo me, si spiega semplicemente così.

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