Acqua “pubblica”: quasi 10 anni di ideologia

Ho un sincero e profondo rispetto – istituzionale e umano – per il Presidente Fico, ma devo confessare di essere rimasto un po’ perplesso quando stamani su Il Manifesto ho letto la sua affermazione secondo cui non sarebbe ancora stato dato seguito alla volontà popolare espressa nei due referendum cosiddetti “dell’acqua pubblica” del giugno 2011.

Quei due referendum riguardavano:

1) l’abolizione dell’obbligo di gara per l’affidamento dei servizi pubblici locali a rilevanza economica, tra cui l’idrico.

2) l’abolizione, nella bolletta del servizio idrico, della remunerazione forfettaria (pari al 7%) del capitale investito.

Entrambe queste cose sono state pienamente realizzate entro due anni dal voto popolare che le aveva approvate a maggioranza schiacciante:

1) oggi un comune è libero di scegliere se affidare il servizio tramite gara o tramite affidamento in-house.

2) l’Autorita’ di Regolamentazione (all’epoca AEEG, oggi ARERA) a dicembre 2012 ha abolito la remunerazione forfettaria del capitale sostituendola con un metodo più puntuale, più moderno e più vicino all’effettivo costo sostenuto dal gestore per realizzare gli investimenti.

Entrambi i referendum sono quindi stati totalmente rispettati, senza possibilità di ambiguità.

Non e’ quindi perfettamente chiaro a cosa si riferisca il Presidente Fico quando parla di “volontà popolare non rispettata”.

Sicuramente non può riferirsi ad un terzo referendum, quello che avrebbe obbligato gli enti locali a gestire il servizio idrico esclusivamente tramite aziende di diritto pubblico (che è oggetto di una proposta di legge del M5S in Parlamento, a prima firma della collega Daga)

Perché il Presidente Fico sa benissimo che quel quesito non fu mai presentato davanti al popolo sovrano, in quanto bocciato preventivamente dalla Corte Costituzionale. Quindi non è chiaro di cosa stiamo parlando.

Il servizio idrico integrato (la cui quasi totalità di gestioni è già interamente pubblica) ha bisogno di un sacco di cose, e siamo sempre pronti in parlamento a discuterne nel merito.

Ma, se possible, evitiamo gli approcci ideologici – completamente scollegati dalla realtà – che da quasi dieci anni impediscono una seria discussione sul tema dell’acqua.

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