La politica delle balle

Oggi alla Camera ho sentito un collega affermare che “nel trasporto pubblico locale veniamo da 20 anni di privatizzazioni” (quando quasi tutte le gestioni locali sono affidate senza gara ad aziende pubbliche).

Così come tutti i giorni sento (in Parlamento e nel dibattito pubblico) che:

– “la sanità è stata tagliata per 37 miliardi!” (quando invece il finanziamento pubblico della sanità è passato dai 66 mld del 2000 ai 115 mld del 2019, con una crescita superiore non solo all’inflazione ma anche al Pil nominale)

– “abbiamo passato anni di austerità in Italia” (quando la dimensione del bilancio pubblico oggi è considerevolmente maggiore rispetto a 10 anni fa)

– “la linea pandemica del Mes ha pesanti condizionalita’ macroeconomiche e non basta una dichiarazione di Gentiloni per eliminarle!” (quando la condizionalita’ di questa linea è unicamente l’utilizzo di quelle risorse per spese sanitarie dirette e indirette, nel pieno rispetto dei Trattati)

– “nel giugno 2011 gli italiani votarono per la gestione pubblica dell’acqua e la volontà popolare è stata disattesa!” (quel referendum non fu mai svolto perché preventivamente bocciato dalla Corte Costituzionale; se ne votarono altri due che avevano quesiti totalmente diversi. E comunque la stragrande maggioranza delle gestioni idriche è pubblica, e largamente inefficiente).

Questi sono solo alcuni esempi. Slogan falsi, completamente staccati dalla realtà, che per il solo fatto di essere ripetuti ossessivamente diventano verità, anche per quel mondo dei mass media che invece dovrebbe svolgere la fondamentale funzione di separare i fatti dalle opinioni e sanzionare la distorsione dei fatti stessi, in primis quando operata dai politici.

È tristemente vero che ormai – con la disintermediazione completa del circuito delle informazioni – abbiamo fatto l’abitudine a cialtronate del genere diffuse a pieni mani sui social da persone che non sono in grado neanche di comprendere ciò che postano (ne troverete a bizzeffe anche nei commenti qui sotto).

Ma mi chiedo se sia così inevitabile che rappresentanti delle istituzioni repubblicane si accodino a tale andazzo, e in dimensioni sempre maggiori.

Io dico la stessa cosa che iniziai a dire quasi un decennio fa, quando si formò la prima grande bufala sopra citata (quella dell’ “acqua pubblica”): a furia di continuare così – impattando in questo modo con i meccanismi di formazione del consenso – è a rischio la qualità della nostra democrazia. E prima o poi anche la quantità.

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