Marattin: «Né Conte né Salvini, no ai populismi: serve un’alleanza per crescita e Ue»

la mia intervista a Il Sole 24 Ore del 28 giugno 2025

Onorevole Marattin, domani sarà segretario del Partito Liberaldemocratico.
C’era proprio bisogno di un nuovo partito centrista dopo il fallimento del Terzo polo?


Il fallimento del Terzo Polo è stato il più grande atto di masochismo politico della storia italiana, ed è accaduto perché alcuni non hanno saputo mettere il progetto davanti agli ego. Ma c’è un altro fallimento su cui soffermarci: quello di questa destra e di questa sinistra. La destra perché riesce al massimo a non fare danni, ma non certo ad avere consenso, classe dirigente e strumenti per risolvere i veri problemi del Paese. La sinistra perché in questi anni si è radicalizzata, sia sul fronte economico (andando a rimorchio della Cgil) che quello di politica estera (schiacciata su MgS e Avs).
C’è un pezzo di paese che non vuole più al governo né Conte né Salvini, ma che invece se li ritrova azionisti imprescindibili delle due uniche possibilità di voto che al momento hanno. Così il sistema politico italiano non può più reggere.


Chi si unirà al progetto?


C’è un pezzo di Paese – tra il 10 e il 15% dell’elettorato – che non ha rappresentanza politica. E che o non vota, o lo fa malvolentieri, contribuendo però alla radicalizzazione del quadro. Ad oggi nessuno ha le potenzialità, da solo, di cogliere questa domanda. Il Partito Liberaldemocratico nasce con l’obiettivo di costruire questa offerta per le Politiche 2027. Lo vogliamo fare lavorando con tutti gli attori, presenti e futuri, che abbiano un approccio liberal-riformatore, siano alternativi ai due poli e che vogliano costruire un’offerta contendibile e non proprietaria.


Perché non con il centrosinistra? Il problema è Conte che organizza controvertici della Nato?


Il centrosinistra di oggi non solo è più indietro rispetto a quello di Renzi del 2015 (che fece il Jobs Act), quello di Veltroni del 2008 (che ruppe i ponti con la sinistra radicale) ma addirittura a quello di D’Alema del 1999, che con il progetto della Bicamerale votò la separazione delle carriere. Questo centrosinistra oggi è guidato dal populismo e della demagogia. Per noi altrettanto indigeribile del populismo sovranista della Lega.


C’è invece qualche possibilità di accordo con Forza Italia? Dall’Ucraina al Riarmo Ue alla giustizia, le vostre posizioni spesso sono più vicine a quelle di Antonio Tajani che a quelle pur variegate dell’opposizione…


Forza Italia oggi è del tutto incapace da un lato di contrastare l’approccio sovranista e populista che è presente nell’attività di governo (dal Mes al DI sicurezza, passando per vaccini e autonomia differenziata) e dall’altro di imprimere una vera svolta liberale (penso all’aumento della pressione fiscale o ai balbettii sulle politiche di concorrenza e competitività). Se un giorno volesse staccarsi e costruire con noi una forza che contrasta i populisti – invece di tentare inutilmente di moderarli –
si aprirebbe uno scenario interessante.

Che cosa occorre fare per aumentare crescita e competitività?


I nostri primi 4 punti sono questi.
Nell’arco di 5 anni, ridurre la spesa pubblica di 3 punti di Pil, da destinare all’abolizione dell’Irap e un massiccio alleggerimento dell’Irpef. Sono 66 miliardi su 1200: si può fare, se si ha la volontà politica di andare dentro ai meccanismi di formazione della spesa pubblica.
Il secondo è ogni anno tradurre in legge le raccomandazioni dell’Antitrust, tutte, per rendere la nostra economia più giusta, più dinamica, più libera.
Il terzo è tornare al nucleare, subito. Il quarto è riformare radicalmente il sistema di contrattazione collettiva, dando molto più spazio a quella territoriale e aziendale.

Lascia un commento