La mia intervista con Aldo Rosati per il Tempo del 24 giugno 2025.
Tra meno di una settimana sarà eletto come primo segretario del Partito Liberaldemocratico. È un deputato particolarmente esperto, e combattivo. Insomma uno che non le manda a dire.
Onorevole Marattin, il martello di mezzanotte cambia lo scenario anche in Italia? Chi ha a cuore le democrazie cosa si deve augurare?
«Lei, come me, è diversamente giovane. Quindi si ricorda bene Happy Days, quando Fonzie faceva fatica a pronunciare le parole “Ho sbagliato”. Allo stesso modo la politica italiana, a destra come a sinistra, fa fatica a pronuciare le parole “quando la diplomazia fallisce, con le dittature che minacciano ci vuole la forza”. Dimenticando che è esattamente così che è nata la Repubblica italiana. L’Iran è una brutale dittatura, che imprigiona, tortura e uccide gli oppositori interni. E che da decenni minaccia Israele e l’Occidente e finanzia chi li attacca. I colloqui diplomatici non stavano né interrompendo né rallentando il processo di costruzione della bomba atomica, e questo è un fatto. A fronte di questo, ogni liberaldemocratico deve dire che l’Iran non deve avere nessuna possibilità di avere mai una bomba nucleare. Costi quel che costi».
Una parte delle minoranze sabato ha sfilato al Colosseo denunciando una sorta di nuovo asse del male: Trump e Netanyahu. Lei ha risposto mai con queste sinistre. Conferma?
«Quella piazza bruciava le bandiere della Ue e della Nato, inneggiava alla cancellazione di Israele, esprimeva un anti-americanismo che non si vedeva dagli Anni 70. In democrazia hanno pieno diritto di presentare la propria offerta politica agli elettori. Noi del Partito Liberaldemocratico ce ne terremo ben lontani, così come dal sovranismo populista della Lega».
L’antisemitismo cresce e si diffonde. Forza Italia ieri ha diffuso una lista scritta dal nuovo Pci con nomi, a loro dire, di agenti sionisti. La politica aiuta questo clima?
«La politica e la comunicazione si stanno polarizzando sempre di più. Sono tempi duri per chi, come noi, orgogliosamente pensa che le posizioni estreme siano sempre meno adatte a governare la complessità del mondo di oggi».
Carlo Calenda in una recente intervista al Tempo ha detto che si augura di costruire un nuovo terzo polo anche con voi del Partito Liberaldemocratico. È un auspicio che condividete?
«Il Partito Liberaldemocratico nasce non per fare competizione al centro, ma per favorire la nascita di un’unica formazione politica conten-dibile, di stampo liberal-riformatore e alternativa ai due poli. Lo abbiamo sempre detto e lo diremo sempre. Speriamo dopo l’estate di poter lavorare al “come”, con equilibrio e determinazione».
Sabato e domenica la vostra nuova forza politica andrà a congresso? Mi dica il primo traguardo? Lei sarà il primo segretario?
«Sarà un weekend di festa. Novanta giorni fa non esistevamo, e nel mese di giugno migliaia di iscritti, dal Piemonte alla Sicilia, hanno eletto i 300 delegati per il nostro primo congresso. E hanno costruito un partito che fa iniziative fisi-che, webinar tematici, banchetti in piazza. Il primo traguardo? Lo abbiamo già raggiunto: aver riportato all’attività politica un sacco di gente che se ne era allontanata, e aver ridato loro una (ancora flebile, ma viva) speranza. Vogliamo ben altri traguardi: ma su questo avremo modo di parlarne».