Marattin: “Serve più libero scambio, la crisi si affronta senza chiusure”

La mia intervista con Aldo Torchiaro per il Riformista del 4 aprile 2025.

Luigi Marattin, economista e deputato del gruppo misto, è il fondatore del Partito Liberaldemocratico.

Via ai dazi, la guerra commerciale è partita. Che cosa succederà adesso? 

Trump è abituato a negoziare così, con la forza. Se fosse chiaro cosa davvero vuole ottenere (un maggior acquisto di titoli di Stato USA? Un dollaro più debole?) forse, nell’ambito delle istituzioni multilaterali che tanto disprezza, si potrebbe trovare un accordo senza far tornare i dazi al livello del 1891. In caso entrassero davvero in vigore, ci saranno conseguenze negative sia su alcuni settori che, in generale, per il clima di incertezza che ne risulterà. E l’incertezza è sempre il più grande nemico dell’economia.


Trump fa male i suoi calcoli, è mal consigliato?

Quello che è accaduto ha dell’incredibile. I dazi che l’Europa applica agli USA sono l’uno o due per cento. Trump invece ha preso il deficit commerciale che gli USA hanno nei confronti della UE, lo ha diviso per il totale delle esportazioni europee oltre Atlantico, e ha dichiarato che il numero così ottenuto (circa 40%) sarebbe la tariffa applicata dall’Europa agli Stati Uniti. Se avesse tirato a sorte un numero avrebbe lo stesso significato economico o scientifico. Mi ha fatto molto riflettere questa cosa. Fino a poco tempo fa, le panzane assurde totalmente prive di senso erano patrimonio solo dei partiti populisti che cercavano di ottenere consenso facile. Ora addirittura vengono pronunciate da capi di stato o di governo, come l’incredibile affermazione della Meloni sull’aumento di pressione fiscale causato dall’aumento dell’occupazione.


Nella maggioranza sui dazi di Trump ci sono sensibilità diverse. Forza Italia vuole una risposta forte, la Lega getta acqua sul fuoco. 

E perché dovrebbe stupire? Sono tre partiti totalmente diversi che fanno parte di tre famiglie politiche europee diverse. Questo è il risultato del bipolarismo italiano: costringe i diversi a stare insieme per forza.


Secondo lei cosa deve fare il governo e cosa può fare l’Europa?

L’Europa non deve reagire con altri dazi. Conosco il biblico “occhio per occhio”, ma conosco anche come Gandhi completò la frase “…rende il mondo cieco”. Ma il mio ragionamento è economico. Reagendo, si peggiorerebbe la situazione. Invece la cosa più intelligente da fare è accelerare gli accordi di libero scambio con altre aree del mondo: Sud America, India, ma anche Sudafrica eEstremo Oriente. Sono gli accordi contro cui i populisti di destra e di sinistra si sono sempre schierati, ma che in realtà – si veda il CETA – ha fatto aumentare esportazioni e occupazione delle nostre imprese. E c’è anche un risvolto politico: alla chiusura e al protezionismo, si risponde con apertura e libero mercato. 


Serve una proposta liberale chiara, a maggior ragione, oggi. Si avvicina il congresso del Partito liberaldemocratico. Come si snoda il percorso del vostro partito?

L’8 Marzo a Roma abbiamo presentato i valori in cui crediamo, le principali proposte che facciamo, le nostre regole, una classe dirigente, la nostra organizzazione. E il 28-29 giugno in provincia di Bologna – perché l’Italia è lunga, e va considerata tutta – eleggeremo il nostro primo segretario e gli altri organi dirigenti nazionali. Abbiamo iniziato a ridurre la sciagurata frammentazione in quest’area, fondendo ben quattro associazioni in un’unica realtà partitica. E il nostro obiettivo rimane sempre contribuire a realizzare l’unione di tutti i liberaldemocratici alternativi ai due poli. Da noi non sentirà mai una parola di divisione di quest’area, ma solo di invito all’unità.


Se è venuto il tempo della responsabilità, c’è un ruolo diverso che può ritagliarsi l’opposizione, nel favorire politiche di salvaguardia del sistema produttivo?

L’opposizione può solo fare proposte, ma spetta alla maggioranza saperle coglierle se lo ritiene. Il Partito Liberaldemocratico ad aprile chiamerà le forze politiche a discutere di monocameralismo, e in maggio, assieme alle forze sociali, del modo migliore di rispondere ai dazi di Trump.


Sabato andranno in piazza M5S, Bettini, la tiktoker De Crescenzo e il professor Barbero. Che piazza sarà?

La piazza del peggior populismo, che ha rovinato questo paese e a quanto pare vuole continuare a farlo. Un liberale è sempre contento quando le persone manifestano le proprie idee, quindi buon lavoro a quella piazza così radicalmente, totalmente, indiscutibilmente e irrimediabilmente diversa da noi.

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