Salario minimo: 10 domande e risposte per far chiarezza

1) ITALIA VIVA È PER PRINCIPIO CONTRARIA AL SALARIO MINIMO?

No.

L’istituzione di un salario minimo – sotto forma di tetto sotto il quale la contrattazione collettiva non può fissare livelli retributivi – era presente nel programma elettorale del Terzo Polo alle scorse elezioni politiche, e abbiamo anche sottoscritto una corrispondente proposta di legge a inizio legislatura.

2) E ALLORA PERCHÉ NON AVETE FIRMATO LA PROPOSTA DI LEGGE DELLE OPPOSIZIONI?

Per una serie di motivi, tutti piuttosto semplici.

3) COMINCIA COL PRIMO.

Beh il primo, come sempre, è di merito.

Rispetto alla proposta di legge del Terzo Polo, c’è una differenza importante.

Il valore di 9 euro l’ora non è più riferito alla retribuzione complessiva (cioè tutto ciò che va in tasca al lavoratore) ma solo a quella tabellare, che evidentemente è più bassa.

Ne deriva che il valore di 9 euro – se rapportato alla retribuzione complessiva, e quindi reale – rappresenta un valore piuttosto alto. Pari al 75% del salario mediano, quando le indicazioni non solo della Ue ma di tutte le organizzazioni internazionali sono di un salario minimo non superiore al 60% del salario mediano.

4) MA SCUSA NON CAPISCO.. NON È MEGLIO SE IL SALARIO MINIMO È PIÙ ALTO?!

Nel mondo degli slogan e dell’immagine si.
In quello reale purtroppo no.

Se tutto quello che conta fosse dare il più possibile al lavoratore, allora non ci sarebbe limite al salario minimo… se giochiamo al “più alto, meglio è “ allora perché non fissare il livello a 1000 euro l’ora?

Nella realtà le cose stanno un po’ diversamente.

Il salario infatti è un prezzo come tutti gli altri: da un lato (quello dell’offerta) rappresenta la remunerazione di chi vende, dall’altro (quello della domanda) il prezzo di chi compra.

Se questo prezzo viene fissato per legge ad un livello troppo alto rispetto a quello che mette il più possible in equilibrio domanda e offerta, non sarà conveniente domandare lavoro e quindi si produrrà un eccesso di offerta: vale a dire, aumento della disoccupazione.

Può sembrare una questione minore. Ma a volte il diavolo sta nei dettagli, e su queste cose bisogna stare particolarmente attenti; perché se sbagli clamorosamente livello, in una struttura produttiva come quella italiana rischi di fare danni seri.

Allora abbiamo preferito non firmare e discuteremo la cosa in Parlamento con assoluta serenità, numeri alla mano, quando la proposta verrà calendarizzata.

5) ALLORA NON TE NE FREGA NIENTE CHE IN ITALIA I SALARI SONO TROPPO BASSI?

Al contrario. È uno dei primi tre problemi italiani, al momento.

Solo che – sempre nel mondo reale – bisogna stare attenti a come si cerca di risolverlo.

Noi ad esempio abbiamo almeno tre proposte concrete.

6) QUALI SONO?

La prima è l’imposta negativa, che negli Stati Uniti fin dagli Anni 70 ha dimostrato ottimi risultati nel combattere la povertà lavorativa. Il meccanismo è semplice: per livelli di reddito particolarmente bassi, lo Stato ti applica un’aliquota negativa (cioè ti dà soldi, invece di prenderli), e in misura maggiore quanto più alto è il tuo sforzo. Cioè: più ti impegni più ti aiuto. Il contrario del sussidio parassitario insomma.

La seconda è la detassazione completa della contrattazione territoriale e/o aziendale. In altre parole: lo Stato si tira fuori da ogni pretesa economica quando gli aumenti salariali sono decisi là dove lo scambio tra salari e produttività è più facilmente raggiungibile, e dove avviene con più efficienza l’incontro tra capitale e lavoro.

La terza è una forte politica di incentivi alle fusioni tra imprese, specialmente nel caso di piccolissime realtà a bassa specializzazione: aziende di dimensioni maggiori pagano, mediamente, salari più alti.

7) VA BENE, TORNIAMO AL PUNTO. CI SONO ALTRI MOTIVI PER CUI NON AVETE FIRMATO LA PROPOSTA?

La motivazione “unità delle opposizioni” non è mai stata particolarmente attrattiva ai nostri occhi.

Per un motivo, ancora una volta, molto semplice.

8 ) QUALE?

L’ unità tra forze politiche di opposizione ha senso quando quelle forze sono in grado di esprimere un’alternativa credibile di governo. Cioè, sono pronte il giorno dopo a governare il paese insieme, con proposte concrete e immediate.

Non penso ci voglia un particolare scienziato politico per capire che con Fratoianni (che vuole la patrimoniale), Conte (che vuole ritirare il supporto all’Ucraina) e Schlein (che vuole abrogare il Jobs Act e reputa “merito” e “concorrenza” due parolacce) noi non abbiamo davvero niente a che vedere.

9) VOLETE ALLORA AVERE A CHE FARE CON MELONI E SALVINI?

No, non abbiamo niente a che vedere neanche con loro. Figuratevi se possiamo pensare un’alleanza organica con chi – per citare solo un esempio – sul Mes sta continuando a mettere in campo le più grandi cialtronate della Storia.

Con entrambi gli schieramenti possiamo di tanto in tanto condividere proposte e votare in modo simile (e già accaduto e accadrà ancora). Ma la costruzione di una casa politica e’ cosa diversa.

10) E CON CHI LA VOLETE COSTRUIRE LA CASA POLITICA?

Il nostro perimetro di riferimento è il progetto politico-culturale liberal-democratico, che in questo momento in Europa è rappresentato da Renew Europe.

In Italia, lo vogliamo fare insieme ad Azione, i LibDem, Più Europa e in generale chiunque rifiuti conservatorismi, sovranismi e populismi di ogni genere.

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