Marattin :«Carife, ecco com’è andata. Liberaldemocratici, Io spazio c’è»

la mia intervista del 21 settembre 2023 al Resto del Carlino – Ed. Ferrara

Alivello nazionale la spaccatura tra Renzi e Calenda è un fatto ma continua un lavoro di ricucitura tra molti esponenti di Azione e di Italia Viva: va letto in questo senso l’incontro di venerdì a Ferrara?

“Esiste un livello contingente e uno strutturale – risponde Luigi Marattin, deputato di Italia Viva e protagonista, domani in Camera di commercio, di un incontro con Mara Carfagna, deputata e presidente di Azione, sul futuro dei liberal-democratici italiani – . In quello contingente c’è, allo stato attuale, l’oggettiva impossibilità di completare un percorso unitario. Sulla distribuzione delle colpe tra i vertici dei due partiti Mara ed io probabilmente avremmo opinioni diverse, ma questo fa parte del passato. Dal punto di vista strutturale, c’è la necessità – al di là di questi o altri protagonisti – di costruire un’offerta politica liberal-democratica alternativa ai sovranismi e populismi di destra e di sinistra. È una necessità più grande e importante di ciascuno dei protagonisti, presenti e futuri. Ed è su questo piano che con Mara, ma anche con tanti altri esponenti di Italia Viva, Azione e del mondo liberal-democratico, vogliamo agire nei prossimi mesi”.

Quali sono, ragionevolmente, le prospettive dei liberal-democratici in Italia, con questo assetto politico-istituzionale? Ritiene davvero esista uno spazio politico ed elettorale?

“Lei crede veramente che al corpo elettorale italiano basti poter scegliere tra l’offerta politica di ConteSchlein e quella di SalviniMeloni (con Forza Italia a fare da loro cameriere)? Io non credo proprio. C’è una forte domanda di un partito centrale e autenticamente liberale e riformatore. Il problema finora è stata l’offerta, che dopo un ottimo inizio (il 7,8% delle politiche scorse, che nel Nord era quasi ovunque a doppia cifra) ha purtroppo subito una momentanea battuta d’arresto”.

A Ferrara si vota nel 2024 e il centrosinistra appare diviso sul nome del candidato: il Pd vede bene un profilo simile alla segretaria nazionale Elly Schlein ma a molti piace la figura di Fabio Anselmo: lei che ne pensa? È verosimile una vostra candidatura autonoma?

“Sono decisioni che devono prendere i dirigenti locali di Italia Viva. Da qualche mese non sono più neanche elettore ferrarese, quindi potrei cavarmela così. Ma le dico la mia opinione di osservatore. Sulla prima ipotesi, una candidatura sdraiata sulla Cgil e sulla sinistra tradizionale è il “porto sicuro” del Pd quando non sa cosa fare, ma rappresenta una soluzione distante anni luce da ciò di cui secondo me la Ferrara del futuro avrebbe bisogno. E sulla seconda, forse troppi anni di M5S hanno lasciato il segno, visto che mi pare che si continui a scambiare la politica per un talent show. O forse un legal show”.

Il suo nome è stato tirato in ballo in più occasioni, nel dibattito politico locale, dopo la richiesta di archiviazione della Procura per l’inchiesta Carife-bis: che ne pensa?

“Negli anni a Palazzo Chigi non mi sono mai occupato di banche, ma comprendo la necessità di identificare un “nemico”. Aiuta a sgravarsi la coscienza, che per alcuni è gravata da pesi non irrilevanti. In uno Stato liberale i politici non commentano le pronunce dei magistrati, e i magistrati non fanno politica, anche se per trenta anni l’Italia ha fatto esattamente questo. Nel caso di Banca Marche, molto simile a Ferrara, la giustizia ha raggiunto conclusioni di primo grado molto diverse. Ma si vede che a Ferrara la Procura ha valutato che fatti e circostanze non avessero un rilievo penale che avrebbe resistito in tribunale”.

Nessun ripensamento, da parte sua, sulle responsabilità politiche del governo Renzi anche in ordine all’interpretazione – rivelatasi poi errata – data dall’UE (Vestager) e fatta propria dallo stesso Esecutivo sul carattere di ‘aiuto di Stato’ dell’intervento Fitd?

“Se il governo Renzi avesse avuto la palla di vetro, e avesse quindi saputo che la decisione della Vestager sarebbe stata invertita anni dopo dalla Corte di Giustizia, avrebbe lasciato intervenire il Fitd. Purtroppo la palla di vetro era in manutenzione, e il governo aveva l’obbligo giuridico di rispettare la decisione della Vestager. Senza la quale, tra l’altro, la Bce non avrebbe potuto autorizzare l’ingresso del Fondo nel capitale Carife Poi la penso come il presidente dell’Abi Antonio Patuelli: forse questa signora non è la più adatta, oggi, a ricoprire il ruolo di presidente Bei. Detto ciò, vanno ricordate due ulteriori cose”.

Prego, ricordiamole…

“La disparità con le banche a cui, dopo la sentenza, è stato consentito l’intervento del Fitd (Carige e Popolare di Bari) esiste, è ingiusta, ma a guardar bene è molto relativa: in quei casi infatti gli azionisti non sono stati azzerati, ma a tutt’oggi si ritrovano in mano azioni con un valore estremamente inferiore a quanto avevano sborsato acquistandole. Gli azionisti Carife, è bene ricordarlo, vittime di misselling da parte della banca stessa, ovvero di vendita di prodotti finanziari non adeguati a chi li sottoscrive, sono poi stati risarciti al 40% del prezzo di acquisto delle azioni e non del prezzo che le azioni avevano raggiunto nel corso degli anni, e gli obbligazionisti subordinati quasi interamente”.

La città ha comunque perso la sua banca: un fatto grave con ripercussioni sul territorio…

“A Ferrara ancor oggi c’è chi rimpiange la piccola banca che raccoglieva risparmio dei ferraresi e lo usava altrove. La banca che veniva difesa strenuamente da ogni ipotesi di acquisizione e di crescita in nome della ferraresità, che faceva comodo a chi si accontentava di piccole rendite di potere rinunciando alla sfida dello sviluppo economico”.

Conclusa – di fatto – l’azione penale, rimane la ricostruzione storico-politica. Che dice?

“Lo statuto del Comune consente l’istituzione di commissioni speciali. Ecco un’idea per la prossima consiliatura: perché la politica non avvia una riflessione seria su cosa è davvero successo a Carife? Non dal punto di vista penale, ma da quello tutto politico di come si struttura il potere in una comunità locale”

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