Marattin: “Libdem alternativi a destra e sinistra. I pm? La riforma è ok”

la mia intervista su il quotidiano il Dubbio del 27 giugno 2025

Onorevole Marattin, in questo weekend il Partito Liberaldemocratico vedrà il suo primo Congresso, pochi giorni dopo il vertice Nato e il Consiglio europeo sul riarmo: qual è la sua posizione su questi temi?

“Difesa e sicurezza sono un bene pubblico, non si può starne senza. Per 80 anni ci è stato fornito (ed in gran parte pagato) dagli Usa, che ora hanno messo in chiaro di non essere più disposti a farlo, quantomeno alle stesse condizioni. Quindi l’Europa deve sapere badare alla propria sicurezza.
Per farlo, l’altro giorno alla Camera ho suggerito alla premier Meloni di proporre ai suoi colleghi
Ue di lasciar perdere l’approccio basato sulle percentuali di Pil, e invertire l’ordine dei fattori. Invece di prima trovare i soldi e poi decidere cosa fare, proviamo a capire quanto costa costruire una maggior interoperabiltà delle forze armate dei paesi Ue e come si fa. E poi dopo ripartiamo il costo sulla base della popolazione.”

Le opposizioni stanno attaccando a testa bassa il governo Meloni, tranne i centristi che hanno una posizione diversa rispetto al campo largo: da questo punto di vista dove si colloca il partito
libdem?


“Sia destra che sinistra non sono quelle di 20 anni fa. E non sono neanche quelle che prevalgono in Europa. Sono due schieramenti che, gradualmente nel corso degli ultimi 15 anni, sono diventati preda di populismi e demagogie. che, tra l’altro, hanno più tratti in comune di quanto sembri pensiamo al giustizialismo, all’avversione verso mercato e concorrenza, alla tendenza a dilatare la spesa pubblica e anche ad uno strisciante anti-americanismo e anti-occidentalismo. Per questo nasce il Partito Liberaldemocratico: per lavorare, assieme a chi ci sta, per costruire un’alternativa liberale per le elezioni del 2027.”


Tra i temi di maggior divisione c’è la giustizia. Al Senato (per poi tornare alla Camera) si sta per votare in prima lettura la riforma che comprende anche la separazione delle carriere: Pd, M5S e Avs voteranno contro, Azione a favore, Iv si astiene: che ne pensa?

“L’ho già votata alla Camera e sono pronto a rifarlo. È la naturale prosecuzione, con 35 anni di ritardo, del passaggio da sistema inquisitorio a quello accusatorio. Non a caso ne era convinto lo stesso Giovanni Falcone, già all’epoca. E viene spesso dimenticato che nel progretto di riforma della della Commissione Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema nel 1999, era prevista la separazione delle carriere. Ma da allora la sinistra ha perso tutto il suo spirito garantista e riformista per trasformarsi in uno schieramento massimalista e radicale.”

La riforma è scritta, a detta del governo, in nome del garantismo, eppure questa maggioranza è accusata di essere garantista a giorni alterni: in che senso?

“Beh quando uno dei suoi esponenti più rappresentativi, sottosegretario alla Giustizia, afferma che gode nel vedere un sospettato che non respira all’interno di una volante, qualche leggero sospetto – di fantozziana memoria – sulla matrice garantista della maggioranza è naturale. Tutte le volte che c’è una venatura populista, e nella maggioranza è presente in almeno due dei tre partiti di governo, ricompare anche quella del giustizialismo.”



Perché a suo parere il cosiddetto “paese reale” fatica cosi tanto ad accogliere le tesi garantiste scritte in Costituzione e spesso si ribella di fronte a un’assoluzione, a una pena minore di quella attesa, a un’aggravante non concessa?

Come dicevo, il giustizialismo è una delle facce del populismo. Che a sua volta è un fiume carsico che scorre sotto la storia d’Italia, in età contemporanea almeno dal fascismo in poi. È un tratto caratteristico della nostra storia. Che, a differenza di quanto accade all’estero, in Italia viene alimentato da un certo modo di fare informazione. Ci aggiunga il fatto che siamo l’unico paese al mondo in cui il reddito pro-capite è praticamente lo stesso di un quarto di secolo fa e allora ha il mix letale. Perché le persone arrabbiate sono i clienti migliori dell’illusione populista. Per questo il Partito Liberaldemocratico afferma che è ora di smettere di corteggiare i populismi o illudersi di poterli moderare. Iniziamo invece a combatterli, mettendo insieme tutte le persone serie di questo paese che non ci stanno a fare la gara a chi urla più forte.”


A livello politico. pensa che sia stato Tangentopoli il “peccato originale” dal quale è scaturito un certo giustizialismo soprattutto a sinistra e poi nel fenomeno M5S?

Non siamo maturi per guardare in faccia cosa è davvero accaduto in questo paese negli anni del terrorismo, si figuri se lo siamo per Tangentopoli. In ogni caso no, come le dicevo penso che ilgiustizialismo sia il fratello del populismo. Che è un tratto di distintivo della nostra storia politica, ma che ora è stato talmente legittimato (dai media e dalle altre forze politiche) da rischiare di diventare endemico.

Cosa servirebbe, oggi, perché le tematiche più importanti, dalla politica estera alla giustizia, fino all’economia, siano affrontate in maniera meno “cialtronesca” dalla nostra classe politica?

Una politica che torni ai processi di formazione, selezione e ricambio (in quest’ordine) della sua classe dirigente. Un’informazione che non si limiti a fare – mediamente, perché ci sono grandi professionisti in questo paese – il reggi-microfono dei politici. E forse, che non a caso è il quarto punto del programma del PLD, una riforma della scuola che la consideri non più un gigantesco ammortizzatore sociale ma il luogo in cui si forma il futuro del paese.

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