la mia intervista con Aldo Rosati per il Termpo del 26 febbraio 2025
Luigi Marattin è stato un esponente di punta di Italia Viva, ha abbandonato Matteo Renzi proprio nel momento in cui l’ex sindaco di Firenze si è convertito al campo largo.
L’8 marzo a Roma con l’ex capogruppo dem Andrea Marcucci, costituirà il nuovo partito liberale.
Marattin, in direzione la segretaria del Pd sembra andare sempre di più verso le posizioni dei 5 stelle.
Come fa un’area centrista a convivere con questo campo largo?
«Non può. I tentativi di costruire un centro che guardi a sinistra sono solo un qualificato aiuto per mandare la Schlein a Palazzo Chigi e Landini al ministero del Lavoro. Stesso discorso per il centrodestra ov-viamente, dove i cosiddetti moderati stanno solo rafforzando le possibilità di Salvini di fare il ministro dell’Interno al prossimo giro. Mi ha colpito molto l’intervento di Marina Berlusconi: ha delineato con chiarezza i contorni di un’offerta politica che non è identificabile con nessuna di queste scalmanate curve ultrà che chiamiamo destra e sinistra».
Lei come voterà sui referendum promossi dalla Cgil?
«Contro. E stata la Corte Costituzionale a scrivere, nelle motivazioni della pronuncia in cui ha ammesso il referendum più simbolico sul Jobs Act, a dire che se passasse ridurrebbe le tutele per i lavora-tori, riducendo la durata massima dell’indennizzo».
Tra il peso del nuovo presidente americano e la debolezza dell’Europa, dove si collocano i liberali? Come si arriva alla pace in Ucraina?
«Proviamo a prendere ciò che di buono porta lo shock-Trump. L’Europa deve fare quel salto di maturità che sta rimandando da troppo tempo. Serve mettere in comune la produzione di beni pubblici europei (dalla difesa alle migrazioni, passando per la ricerca), fare il mercato unico dei capitali e creare un budget co-mune. In poche parole, l’Agenda Draghi. E per farla servono i liberali, visto che nei due poli ci sono tante forze per cui l’Agenda Draghi è un gadget su cui scarabocchiare. Sulla pace in Ucraina, sicuramente non ci si potrà arrivare escludendo l’Ucraina e l’Europa».
L’8 marzo farete la costituente del nuovo partito liberale. Pensate di occupare lo spazio politico che fu del terzo polo? Chi sono gli interlocutori privilegiati?
«C’è una parte di Italia che non vuole nel 2027 né il governo Schlein a trazione Landini, né il governo Meloni condizionato da Salvini e dai sovrani-sti. Un parte d’Italia che vuole essere senza se e senza ma dalla parte delle liberal-democrazie occidentali, che vuole tagliare la spesa pubblica per abbassare le tasse, che vuole un’ondata di liberalizzazioni dai taxi ai balneari, dall’energia al commercio, passando per i servizi pubblici locali. C’è una parte d’Italia che sa che se siamo diventati il paese che negli ultimi 30 anni è cresciuto meno al mondo non è per colpa del liberismo, della globalizzazione o della tecnocrazia finanziaria. Oggi questo pezzo d’Italia non sa per chi votare. L’8 marzo a Roma nasce questo partito, che nel 2027 chiederà l’unico vero voto utile: quello che servirà per allontanare tutti i populisti e tutti i demagoghi dal governo dell’Italia».